Oro e splendore per l’arca di Noe’: storia di un diluvio

Ecco il nuovo post della serie Racconti d’Arte dedicata ai bambini. Se vuoi essere sicuro di leggerlo nella maniera più corretta, trovi qui alcune semplici istruzioni.

Vuoi ascoltare la storia anziché leggerla? Ecco qua il podcast con la mia voce narrante (non scordarti di seguirla con le immagini sotto gli occhi). Puoi ascoltare il podcast anche su Spotify e su iTunes.

Ti racconto una delle storie più famose della Bibbia attraverso una sua splendente rappresentazione: i mosaici del duomo di Monreale.

Veduta dell’interno del duomo di Monreale – Foto di Alain Rouiller, CC BY-SA 2.0, file originale qui

Questa è la storia di una grande arca, così grande da contenere centinaia e centinaia di ospiti, grande forse come le grandi navi da crociera di oggi, dove in tanti amano trascorrere le proprie vacanze. Solo che questa è stata costruita tutta a mano, tantissimo tempo fa, e le centinaia di ospiti che vi sono saliti non erano vacanzieri pronti a rilassarsi tra una bibita e uno show, ma – senti bene – erano tutti animali.
Quasi tutti. 

Te la racconto osservando insieme a te i mosaici del duomo di Monreale: è una bellissima chiesa siciliana vicino a Palermo, molto antica e con parte delle pareti rivestite di piccole tessere di vetro colorato e pietra, così piccole che poste una accanto all’altra danno lo stesso effetto di un dipinto. Non ci credi? Guardiamo insieme i mosaici e poi dimmi se ti sei accorto che non sono dipinti.
Ora però devo raccontarti l’antefatto della storia: cosa è successo prima?

L’antefatto: conosciamo Noè

Un’umanità egoista e violenta sta per essere sterminata. Dio sceglie Noè per un importante compito.

In un passato veramente lontano, così lontano che non si sa neanche più se è vero, viveva un’umanità corrotta, crudele e spietata che pensava solo ai propri interessi e commetteva violenze su violenze, allontanandosi sempre più da Dio, quel Dio in cui tutti un tempo credevano, ma a cui a un certo punto nessuno più prestava attenzione. Nessuno tranne una persona, Noè, e tutta la sua famiglia.
Sono sicura che lo hai già sentito nominare questo Noè, perché è protagonista di tantissime canzoni (la sai “Ci son due coccodrilli…”? Ma anche nell’intermezzo jazz degli Aristogatti si cita l’arca di Noè, tanto per dirtene due) e poi la sua storia è molto famosa.

Insomma a un certo punto Dio si scoccia di questa tremenda umanità e decide di sterminarla tutta, farla sparire dalla faccia della terra, perché non si meritava di vivere.
Accidenti! Come decisione non ti sembra molto drastica? Però visto che aveva impiegato tanta fatica a creare tutto quanto: il cielo, gli astri, la terra, il mare, gli animali e l’uomo, Dio è un po’ dispiaciuto di far sparire la sua creatura prediletta e allora si ricorda che in effetti Noè è proprio un brav’uomo, buono, giusto e timorato di Dio, cioè si ricorda sempre di pregarlo e vive nel suo rispetto ogni giorno.
Sicché Dio si avvicina a Noè e gli dice: “Senti Noè, qui succederà un macello tra poco. Ti do un compito: costruisci un’arca, bada bene che deve essere molto grande, e appena l’hai finita raduna tutti gli animali del mondo e falli salire insieme a te e alla tua famiglia. Ah! Ricordati di scegliere sempre un maschio e una femmina di ogni specie animale, così potranno nascere nuovi cuccioli quando sarà il momento. Ricordati anche un po’ di provviste eh, perché potrete mangiare solo sull’arca e fuori non ci sarà nulla per voi”.
Pare chiara una cosa: la crociera deve iniziare.

La costruzione dell’arca e gli animali a raccolta, mosaico del Duomo di Monreale – Foto di Tango7174, CC BY-SA 4.0, File originale qui

La costruzione dell’arca

È il momento di mettersi al lavoro: Noè e i suoi figli organizzano il cantiere.

Ecco che finalmente posso presentarti Noè. Lo vedi a sinistra in piedi con il suo mantello bianco tutto pieno di pieghe, indossa un paio di graziosi sandali e ha i capelli grigi che ci dicono che non deve essere tanto giovane. Siamo sicuri che si tratta proprio di Noè perché sopra la sua testa c’è scritto “NOE”, il suo nome ma senza accento. È una specie di didascalia come quella più sopra che ci spiega in latino, una lingua antichissima, quello che sta succedendo.

Noè è evidentemente il capocantiere perché se ne sta lì in piedi, con i sandali appunto, e le braccia che impartiscono ordini. Lui forse è troppo anziano per fare un lavoro di fatica e allora meno male che ha tanti figli maschi, giovani e forti, che possono lavorare al posto suo. Guarda che fermento: due di loro accanto al padre indossano vesti blu e scarpette alte ai piedi (mica i sandalini delicati di Noè, c’era il rischio di farsi male a stare con i piedi nudi!) e sono intenti a trasformare due travi di legno con ascia e martello.
Sopra di loro la nave è già a buon punto, si vede la forma del vascello con una specie di casetta che piano piano cresce. Un altro dei fratelli vestito di bianco è al lavoro con una sega a telaio e gli altri due con una sega simile si aiutano per tagliare una trave molto grossa che necessita dello sforzo di entrambi. Il fratello in basso, vestito di bianco, ha iniziato anche a spogliarsi un po’ perché per la fatica deve essersi accaldato e si è scoperto una spalla, mentre quello in alto vestito di blu ha tutta la schiena incurvata dall’impegno che ci sta mettendo.
Costruire quest’arca è davvero impegnativo.

Tutti a bordo!

La famiglia di Noè è a bordo della nave, ora salgono gli animali.

Ci siamo! La nave è pronta ad accogliere tutti i suoi ospiti: la famiglia di Noè è già tutta stipata dentro e possiamo vederla dalle finestrelle nell’immagine sopra, a destra. Però questa foto è un po’ piccola, ti prego di andare qui per vedere più nel dettaglio le facce gioiose delle figlie e dei figli di Noè dentro l’arca, vere e proprie facce da crociera!
Avrai capito che sto scherzando, ma volevo farti notare che sembrano davvero spaventati e tristissimi, un po’ come se dicessero “Ma io non lo volevo fare questo viaggio!”, però l’ha deciso Dio e quindi zitti tutti.
Anzi, cominciamo a far salire gli animali: Noè a sinistra accompagna un leone sulla rampa mentre una coppia di arieti aspetta dietro il proprio turno. Ma il leone non ti sembra un po’ piccino? In effetti la sua testa è grande quanto una mano di Noè.
Devi sapere che a quel tempo quando si disegnava non si faceva molta attenzione alle proporzioni reali, bensì al valore simbolico di ogni personaggio: qui è Noè il protagonista e infatti è enorme, neanche ci sta dentro l’arca, guarda come sta tutto piegato (come il figlio sull’altro lato che accompagna un quadrupede che sembra un cavallo in miniatura); il leone invece è uno dei tanti animali che sta salendo, capiamo che è un leone, ma non è necessario che sia grande quanto un leone vero. In sintesi: grande = importante, piccolo = meno importante, secondario.
Qualcuno dice che nel medioevo, il periodo in cui sono stati fatti questi mosaici, nessuno sapeva disegnare bene: non è proprio così, si voleva disegnare così, senza la pretesa di rappresentare la realtà, ma piuttosto con l’idea di insegnare un sacco di cose attraverso questi disegni. E chi osservava capiva il significato molto meglio di noi, perché erano abituati a quel linguaggio. È proprio così, come se fosse una lingua diversa dalla nostra.

fine diluvio e ridiscesa sulla terra

La fine del Diluvio universale e ridiscesa sulla terra, mosaico del Duomo di Monreale – Foto di Tango7174, CC BY-SA 4.0, File originale qui

Il diluvio universale

Inizia a piovere e l’acqua ricopre ogni cosa senza risparmiare nessuno. O quasi.

Io però non ho ancora capito una cosa: a che serve quest’arca e perché ci sono saliti tutti quando ancora era all’asciutto? Credevo che una nave dovesse stare sull’acqua! Però aspetta…ricordi che Dio ha promesso di sterminare tutta l’umanità crudele e corrotta? E ha anche detto a Noè che presto sarebbe successo un macello. Infatti inizia a piovere, ma non due gocce, neanche tre, neanche tante: hai presente quando si dice che è arrivata una bomba d’acqua? Ecco, immaginati una bomba d’acqua continua per 40 giorni e 40 notti. Non fa che piovere e l’acqua non ce la fa ad essere assorbita dalla terra, anzi, i fiumi e i mari si ingrossano sempre più e l’acqua inizia a salire salire fino a ricoprire ogni cosa: i prati, gli alberi, le case, addirittura le montagne! E l’arca inizia a galleggiare e poi navigare senza meta; la famiglia di Noè sta a bordo senza vedere altro che acqua tutt’intorno, come se fosse in pieno oceano, ma anche peggio, perché non c’è possibilità di approdare su nessuna costa.
Volevi l’acqua? Eccola.

Non ti sfuggirà un dettaglio terribile: se le persone e gli animali sulla nave sono tutte in salvo, che ne è degli altri? Dio del resto ha voluto sterminare tutta l’umanità e questo ha fatto, lasciando che l’acqua arrivasse nei paesi e nelle case e si portasse via tutto e tutti; ha lasciato che arrivasse anche nei boschi e nelle foreste e si è portata via tutto anche lì, solo i pesci e tutti gli abitanti del mare sono rimasti a casa loro. Ecco perché questo lo chiamiamo Diluvio universale.
Lo so, è proprio un pensiero terribile, ma ti ricordo che è uno dei racconti della Bibbia, una delle tante storie che descrivono quello che è successo alle origini dell’umanità per chi crede in Dio. Ora, per noi, questa è soltanto una storia.

La fine del diluvio

Smette di piovere e finalmente è tempo di scendere dall’arca.

Dopo 40 giorni finalmente il cielo si placa e compare il sole, meno male! Non resta che aspettare che l’acqua piano piano si ritiri e lasci che riaffiorino le cime delle montagne, gli alberi e ogni cosa che dovrà lentamente asciugarsi. 
Immaginati Noè e la sua famiglia strizzati dentro l’arca con centinaia di animali (ci sono tutti gli animali, ma proprio tutti! sai che odorini…): dopo 40 giorni non ne possono più di ondeggiare sul mare e non vedono l’ora di scendere. Se guardi l’immagine sopra a sinistra (la vedi molto meglio qui), ti accorgerai che sono un pochino più allegri perché ha smesso di piovere, soprattutto le figlie di Noè accennano un timido sorriso, mentre i figli guarda quanto sono ancora scocciati!
A un certo punto allora Noè decide di fare una prova: chiama uno dei corvi che aveva fatto salire sull’arca e lo manda a cercare se da qualche parte sulla terra stanno ricomparendo gli alberi. Però Noè è stato poco accorto: non ha pensato che i corvi sono uccelli un po’ rudi e non vanno certo in cerca di fiorellini quando sono in volo. Così accade che il corvo non torna più e infatti puoi scorgerlo a pelo dell’acqua dove si è fermato a beccare il corpo di un uomo affogato, che è poi la fine che hanno fatto tutti (un altro corpo si intravede sott’acqua).
Ecco allora che Noè si fa furbo e manda una colomba, un uccello decisamente più delicato. Qui lo vediamo mentre si affaccia dall’arca, di nuovo come se fosse un gigante, e accoglie la colomba di ritorno con un ramoscello di ulivo nel becco: la terra si sta asciugando, tra poco si potrà scendere!

Nella scena successiva (qui l’ingrandimento) l’arca poggia nuovamente a terra: è tempo di far uscire gli animali. Così Noè con un gesto atletico esce da una delle finestre per accompagnare il solito leone in miniatura, questa volta spingendolo da dietro. Le vedi quelle specie di cerchi sul vestito di Noè? Sono simili a quelli sul braccio del figlio, che a destra sta spingendo un ariete per farlo scendere: è un modo usato al tempo per rappresentare le ginocchia, i gomiti e in generale qualsiasi sporgenza tondeggiante che si intraveda sotto le vesti. Curioso vero?
Intanto in primo piano un toro e un cavallo pascolano felicemente sul terreno, mentre il resto della famiglia di Noè attende pazientemente dalle finestre dell’arca il proprio turno per scendere.

Arcobaleno e ringraziamento, mosaico del Duomo di Monreale – Foto di Tango7174, CC BY-SA 4.0, File originale qui

Tutto è bene…

La famiglia di Noè davanti a un arcobaleno ringrazia Dio: si torna a vivere!

Eccoli tutti riuniti, ma ancora strizzati (si vede che proprio si vogliono bene e vogliono stare vicini), ben vestiti e con tanto di mantello per ringraziare il loro Dio (ecco l’ingrandimento). Come lo ringraziano? Intanto gli dicono grazie di persona, perché se guardi in alto a destra vedrai proprio Dio con il braccio steso che spunta da un cerchio di cielo blu, rompendo tutto lo splendente fondo dorato che ricopre ogni scena che abbiamo guardato. L’avevi notato? Pensa a quanto sono preziosi questi mosaici e a che effetto può fare entrare nel duomo di Monreale e vederli splendere sulle pareti altissime!
E poi un altro modo per ringraziare Dio è fare un sacrificio di un animale sopra un altare: è quello che vedi a destra con le costolette ben in vista, sopra una specie di camino da cui fuoriescono enormi alghe rosse; sembrano alghe, ma sono lingue di fuoco, buffe vero? 
E quel tubo che parte dall’altare e arriva fino alle teste dei figli di Noè? È l’arcobaleno! Il segnale che manda Dio per dire che tutto è finito e può tornare il sereno. Soprattutto la famiglia di Noè può tornare a vivere, coltivando i campi, prendendosi cura degli animali e tornando a popolare la terra con tutti i loro figli.

Pensa un po’, secondo la Bibbia siamo quindi tutti discendenti di questo gruppetto di persone che tanto ha patito sull’arca e ora si appresta a una nuova vita!

Questa in realtà è solo una delle tante storie che sono raccontate sulle pareti del duomo di Monreale, uno scrigno magico pieno di tesori e così ricco e prezioso perché secondo la leggenda fu costruito nel luogo dove Guglielmo II, il re di Sicilia, rinvenne il più grande tesoro del mondo, che utilizzò per costruire il duomo, come indicatogli dalla Madonna apparsa in sogno. 
Una storia tira l’altra…


Per l’adulto che legge

Forse già conosci il duomo di Monreale, che dal 2015 è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco insieme al circuito Palermo arabo-normanna. Davvero è uno scrigno pieno di tesori, il più famoso dei quali è forse il mosaico dell’abside con la gigantesca immagine di Gesù a braccia aperte che vedi nell’immagine di apertura.
I mosaici sono stati realizzati da maestranze bizantine tra XII e XIII secolo e sono tutti su fondo oro, proprio per ostentare la ricchezza raggiunta dalla città all’epoca dei Normanni. Sono molto simili a quelli della Cappella Palatina di Palermo, un altro posto pazzesco che riluce di vita propria e che si trova all’interno del palazzo dei Normanni.
Se hai in programma una gita a Palermo non perderti nessuna di queste due meraviglie!
Puoi intanto farti un viaggio virtuale, te lo consiglio proprio, grazie a questo servizio di RaiNews: ti darà un’idea della monumentalità del duomo visto dall’alto e delle altre meraviglie che contiene, tra cui il bellissimo chiostro con capitelli istoriati che si meriterebbero un altro Racconto d’Arte. Chissà!
In rete esiste anche un interessante pdf a cura del Ministero dei beni culturali che raccoglie tutti i luoghi chiave della Palermo medievale, tra cui ovviamente Monreale. C’è un indice navigabile all’inizio che può darti una mano ad andare dritto al punto e leggere un approfondimento sui nostri mosaici oppure perderti un po’ tra le bellezze palermitane.
Un’ultima curiosità: il portale del duomo è in bronzo ed è di mano di Bonanno Pisano, lo stesso scultore che ti ho presentato nel primo Racconto d’Arte. Coincidenze?

Per quanto riguarda il racconto, avrai notato che ho cercato di non indugiare troppo su morti e cadaveri, che pure ci sono; è davvero difficile raccontare storie che non contengano accenni alla morte o a violenze :) Come al solito lascio che siate voi genitori a fare da filtro e dare le opportune spiegazioni.

 

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