Il laboratorio didattico del Pisa Book Festival: come e’ nato?

Reduce dalla coinvolgente esperienza del laboratorio didattico al Pisa Book Festival con la mia collega Arianna Subri, ho pensato che per l’occasione valesse la pena scrivere un post un po’ più motivazionale e tecnico anziché di racconto e riflessione come mio solito.
Perché questa è stata un’esperienza diversa da molti punti di vista e vorrei spiegarti perché.

Pisa Book Festival - Iniziamo leggendo alcune pagine della nostra storia

Pisa Book Festival – Iniziamo leggendo alcune pagine della nostra storia

La novità più importante per me è che per la prima volta ho progettato un laboratorio didattico con un’altra persona in perfetta sincronia. Immagino che ti stupirà, perché chi progetta laboratori da solo? E in effetti non è che abitualmente me la canto e me la suono totalmente da sola, anzi raccolgo spunti preliminari da altri o al contrario espongo le mie idee e poi le rivedo e perfeziono dopo il confronto. Ma questa volta è nato tutto fin dall’inizio a due teste e quattro mani.

Quando ho conosciuto Arianna, una creativa designer che si occupa anche di laboratori per bambini, in particolare con la ceramica secondo il Metodo Bruno Munari, la prima cosa che ci ha conquistato l’una dell’altra è stata l’idea che abbiamo entrambe di laboratorio didattico: si parla così spesso di laboratori e tantissimi se ne vedono un po’ ovunque, ma quanti hanno realmente un fine didattico? Quanti non sono semplici lavoretti?

E così abbiamo deciso di metterci alla prova e sperimentarci a vicenda: perché non proporre un’attività al Pisa Book Festival? È quello che abbiamo fatto e oggi voglio raccontarti in poche parole come ci siamo arrivate e quali criteri di massima cerco sempre di tenere a mente quando progetto un’attività didattica.

Il nostro tavolo al lavoro: Arianna all'opera

Il nostro tavolo al lavoro con Arianna

1. Che cosa?
È la domanda di partenza. Sto pensando a un laboratorio, un percorso, un’attività in generale: da dove comincio? Il tema è l’argomento di un libro, un’opera d’arte, un racconto a voce, il percorso di un museo? In questo caso noi siamo partite dalla Festa di Billy, un libro illustrato di Babalibri (che ancora una volta ringrazio per la fiducia!) che racconta di un criceto il giorno del suo compleanno. Billy invita alla sua festa tutti gli amici del bosco: uno di loro, l’avvoltoio Jack, si vergogna così tanto che non vuole partecipare perché si sente troppo brutto e sa che nessuno ballerebbe con lui. A soccorrerlo è l’idea del criceto: la festa è in maschera, puoi travestirti come vuoi e nessuno ti riconoscerà!
Dunque il travestimento come stratagemma per l’integrazione: mascherato sarò più a mio agio e forse riuscirò a sentirmi accettato. Non male come spunto per un libro per bambini, non credi?

Il travestimento di Billy e quello di Diego

Il travestimento di Billy e quello di Diego

2. Perché?
A questo punto mi chiedo qual è il mio obiettivo. Semplicemente realizzare qualcosa di materiale, tanto per tenere impegnati i bambini? Logicamente no!
Questa volta la nostra idea era stimolare la creatività dei bambini a partire da un materiale povero come la carta di giornale (scelta furbetta se non si ha a disposizione un budget consistente), che offre innumerevoli possibilità di espressione, partendo proprio dal tema del travestimento: se tu fossi Billy, che maschera suggeriresti al tuo amico timido che si vergogna?
Immagina le facce dei bimbi quando gli si pone questa domanda: occhi attenti e rotelline che iniziano a muoversi catturando idee e lampi che chissà a quale velocità passano per quelle testoline!

Alcune delle manipolazioni sperimentate

Alcune delle manipolazioni sperimentate

3. Come?
In parte ho già risposto a questa domanda. Abbiamo scelto la carta di giornale come materiale semplice, alla portata di tutti e soprattutto versatile: hai mai provato a giocare con una pagina di giornale per scoprire quante creazioni ne possono sortire? In questo Arianna è stata geniale (è lei la designer!) e mentre progettavamo ha sperimentato molte alternative che suggerivano differenti soluzioni: un cono che diventa un cornino, una frangia che diventa una capigliatura o una barba, una spirale per fare un ricciolo, un ventaglietto per una cresta ecc. ecc. Tra questi abbiamo scelto quelli che ci sembravano più semplici e alla portata di bimbi dai 6 ai 10 anni, il target che ci eravamo proposte, che ci porta direttamente al punto successivo.

Il nostro fervente piano di lavoro

Il nostro fervente piano di lavoro

4. Per chi?
Non è detto che sia proprio questo l’ordine delle domande che mi pongo, certamente per l’occasione la nostra necessità è stata puntare sull’autonomia dei bimbi, prevedendo un numero consistente di partecipanti, per questo è stata forse la prima domanda che ci siamo realmente fatte e che ha condizionato poi le altre scelte. Ogni età ha le sue peculiarità, le sue esigenze e i suoi punti di forza o di debolezza, è indispensabile pensare a soluzioni su misura che valorizzino il bambino e le sue capacità di espressione.

5. Tutto torna?
A questo punto è indispensabile una verifica: riusciamo a prevedere l’esito dell’attività? I partecipanti si divertiranno? Riusciranno a sentirsi allo stesso tempo liberi di esprimersi e guidati verso la direzione che decideranno di prendere? Gesti semplici, materiali essenziali, una solida idea di partenza: queste alcune delle mie linee guida che anche in questa occasione ho tenuto a mente.

Poi ovviamente può accadere che non tutto vada esattamente come previsto, perché ci sono troppi o troppo pochi bambini, perché mi sono emozionata e ho dimenticato un passaggio, perché la risposta a un mio gesto non è stata proprio quella immaginata, perché le reazioni dei bambini sono imprevedibili e magicamente sorprendenti…e questa è la parte più divertente! Quella che nessuno ci può insegnare:

la capacità di improvvisazione e adattamento alle risposte dei nostri bambini.

Per me è essenziale non prevedere per forza sempre tutto, ma lasciare un buon margine al caso, per far sì che siano proprio loro a condurmi e stupirmi e divertirmi insieme a loro.
Questo è un po’ quello che è successo ieri, quando ho visto tante piccole mani all’opera trasformare le proprie pagine di giornale in personalissime creazioni, indossate poi con orgoglio e allegria. Ecco qualche esempio :-)

Arianna e la maschera dell'unicorno

Arianna e la maschera dell’unicorno


Orgogliosa maschera con ventaglio e frange

Orgogliosa maschera con ventaglio

Grazie ad Arianna, perché tutto ha avuto un senso, dall’inizio alla fine. Grazie a Babalibri per la splendida accoglienza. Grazie al Pisa Book Festival per l’opportunità.

E tu? Hai mai progettato un laboratorio didattico? Che ne pensi dei miei spunti? Sarebbe bello avere una tua opinione!

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